Sono 56 i bambini e le bambine che a Pisa non hanno una dimora stabile, il 14,97% del totale delle persone senza dimora e lo 0,47% rispetto al totale dei minorenni residenti. In pratica di tutti i bambini e le bambine che vedete in giro, a Pisa uno su duecento è senza fissa dimora. È questo il dato drammatico rilevato da una ricerca svolta da Openpolis e Fondazione Con i Bambini nell’ambito del censimento condotto dall’Istat.
Più in generale, dicono le organizzazioni, i minori senza tetto in Italia nel 2021 sono 12.793, il 38% dei quali stranieri o apolidi.
A questi dati si aggiungono quelli dei settanta minori che sono stipati in albergo da mesi e mesi e gli altri che vivono in alloggi fatiscenti e sovraffollati, di cui nulla sappiamo.
La Fondazione lo dice chiaramente: il diritto all’abitare è la premessa di tutte le politiche per l’inclusione sociale perchè il disagio abitativo compromette il diritto all’istruzione, all’educazione, all’armonico sviluppo dell’infanzia.
Come sempre, le informazioni sulla povertà e sull’esclusione non provengono dall’amministrazione comunale: anzi come sempre, pur avendo il dovere di conoscere ed intervenire, la destra del sindaco Conti sceglie di ignorare questi dati drammatici, perpetrando il proprio immobilismo.
Lo abbiamo visto nelle cronache recenti. A Firenze Kata, che viveva in un luogo dimenticato, negato, è scomparsa da un mese. Lo abbiamo visto anche nel nostro passato pisano, quando nel 2016, Samantha, di tre anni fu brutalmente uccisa dal compagno della madre. Vivevano in una catapecchia fatiscente, ai margini di tutto, con i servizi completamente assenti: la lontananza e il disinteresse delle istituzioni possono portare a far morire i bambini, nei casi estremi. Nel resto delle cose, non vedere, non agire, lasciare che i drammi si consumino significa continuare a produrre marginalità e povertà. I danni sull’infanzia, sui e sulle 56 bambine e bambini che sono senza una dimora stabile sono incalcolabili e la responsabilità è di tutti noi, ma soprattutto di chi amministra la città. E come denunciavamo nel 2016, il non vedere non è una svista, un’anomalia nel funzionamento del sistema di welfare: è una responsabilità politica.
Per queste ragioni, perché non vogliamo più vedere bambini negati, abbiamo presentato un’interrogazione a risposta scritta per sapere in maniera dettagliata quali siano le condizioni dei bambini e delle bambine senza dimora, di quelli albergati, di quelli che vivono in grave emergenza abitativa. Vogliamo sapere se sono in carico ai servizi, quali sono i piani di uscita dalla condizione di grave marginalità, quanti sono i bambini e le bambine che vanno a scuola ed hanno il pasto garantito e quali nuclei rimasti senza alloggio sono stati smembrati, con i bambini separati dai padri.
Vogliamo che questa amministrazione e la nostra città li veda, nel loro essere cittadinanza, e che si faccia carico del loro futuro, perché esiste la Convenzione dei Diritti del Fanciullo che dice che i minori sono cittadini portatori di diritti ed è dovere delle istituzioni applicarla e farla rispettare.