“Per quanto concerne gli altri dati che chiede, essi sono partitamente contenuti, e ricavabili, da ogni singola pratica (cartacea) delle n. 1473 domande accolte. La loro estrapolazione richiederebbe moltissimo tempo e non è pensabile che l’ufficio, oberato, come Lei ben comprende, di lavoro, possa occuparsene. Quindi Le comunico che i fascicoli sono a Sua disposizione o a disposizione della Segreteria dei Gruppi di minoranza, per estrarre copie o effettuare elaborazioni, mettendoci d’accordo su luoghi, tempi e modi che non implichino attività dell’ufficio Sociale“.
E’ questa l’inaudita risposta data dalla Dirigente alle politiche sociali alla richiesta fatta dal nostro gruppo consiliare rivolta ad avere un resoconto delle caratteristiche delle famiglie che hanno ricevuto il Buono Spesa da parte del Comune durante la fase emergenziale. L’analisi di questi dati è necessaria per ricostruire il quadro sulle “nuove e vecchie povertà” alla luce della crisi economica e sociale determinata dal Covid-19 anche nella nostra città
Una risposta di questa gravità conferma ulteriormente il fatto che il Comune non voglia conoscere i problemi della propria comunità e che l’impoverimento dei cittadini e delle cittadine non interessi questa amministrazione.
Tutto questo mentre, ad esempio, in molte occasioni, la Caritas Diocesana di Pisa ha descritto in modo rigoroso e approfondito le caratteristiche della povertà sul nostro territorio, a partire dai dati che raccoglie con i propri sportelli di ascolto e ha provato a descriverla sia sul piano qualitativo che quantitativo. I dati hanno messo in evidenza nuove categorie di esclusi che con la devastante crisi per l’emergenza epidemiologica si sono affacciati per la prima volta a chiedere aiuti materiali: i nuovi poveri sarebbero in gran parte giovani che hanno famiglia e che hanno perso il lavoro senza poter contare su altre fonti di reddito.
Sulla scorta di questi dati preoccupanti abbiamo proposto a più riprese all’amministrazione comunale di istituire un Osservatorio pubblico per la rilevazione dei fenomeni di povertà in modo da avere un monitoraggio completo dell’esclusione sociale e poter predisporre le conseguenti politiche a livello comunale.
A questa proposta la maggioranza ha detto di no, sia in Commissione politiche sociali che che in Consiglio Comunale.
Questa scelta è pienamente coerente e in linea con la risposta avuta dalla Dirigente delle politiche sociali. Non conoscere e indagare i fenomeni vuol dire concretamente non definire priorità di intervento e non intercettare i bisogni. Si tratta di una scelta politica ben precisa che ha forti e negative ricadute rispetto alle scelte di bilancio e alle priorità che questa giunta di conseguenza sta facendo con spot e non interventi strutturali a sostegno di chi è maggiormente colpito dall’emergenza.
Abbiamo denunciato molte volte ed in varie sedi lo svuotamento della funzione attiva di garanzia che il Comune deve esercitare nel settore delle politiche sociali, tanto da averne delegato la sua titolarità alla Asl e la gestione al terzo settore.
Qui però si va oltre.
Così facendo, si inficia la possibilità di esercitare le prerogative del Consiglio Comunale, che tra le sue funzioni ha quella del controllo politico ed amministrativo sull’operato dell’Amministrazione.
Noi facciamo un appello alle forze politiche, sociali, sindacali, alle associazioni, agli operatori a chi ogni giorno lavora in strada, ricordando che il Comune è l’ente locale che rappresenta la comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo.
Occorre riportare l’amministrazione e la sua Dirigenza ai propri compiti istituzionali e per questo chiediamo con forza che la lotta alle disuguaglianze ritorni ad essere centrale e non così mortificata.
Diritti in comune: Una città in comune – Rifondazione Comunista – Pisa Possibile