Il 6 giugno scorso è stato presentato alla Corte dei Conti un esposto, a firma di Maurizio Bini e Paolo Baldacci, sulla mancata riscossione da parte del Comune di Pisa dei circa 3.800.000 euro pattuiti per la vendita dei terreni comunali nel Porto di Marina. La vicenda è emersa pubblicamente più di un anno fa, il 26 maggio, nel corso della seduta della prima Commissione consiliare di controllo in cui, su richiesta del consigliere di Rifondazione, l’assessore al patrimonio dichiarava che la società Boccadarno, a distanza di cinque anni dalla firma della convenzione, non aveva sottoscritto il contratto d’acquisto dei terreni comunali, e non aveva dunque mai pagato il dovuto. Su sollecitazione del Segretario generale, anche l’Avvocatura civica si è espressa sulla questione, chiarendo che anche in assenza di un termine preciso e tassativo per il pagamento dei terreni, il contratto e la transazione economica potevano essere conclusi immediatamente. Chi non si è mai espresso, con atti formali, sulla vicenda è proprio il sindaco nonostante gli uffici comunali lo abbiano ripetutamente sollecitato in questo senso.
In coerenza con la scelta di rendere pubblici i documenti secretati sui terreni del porto, rivendichiamo oggi la scelta di aver sollecitato l’intervento della giustizia contabile. Crediamo doveroso verificare se il comportamento dell’amministrazione comunale sia stato corretto o non costituisca, invece, un grave danno erariale per le casse del Comune. La decisione rappresenta per noi una estrema ratio a fronte del persistente silenzio del sindaco e della giunta, e avviene dopo che per un anno, dentro e fuori il Consiglio Comunale, si è cercato di chiarire i tanti lati oscuri della vicenda in termini politico-istituzionali. La richiesta di approfondimenti da parte della Corte dei Conti appare tanto più legittima in tempi di tagli ai trasferimenti statali e a fronte di un’amministrazione comunale che ha sempre opposto la mancanza di risorse alle richieste, nostre e dei cittadini, di finanziare opere utili e necessarie soprattutto nelle periferie, come il completamento della rete fognaria, la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, la risistemazione di strade e marciapiedi, la manutenzione degli edifici pubblici.
Molti dubbi di natura politica restano comunque aperti. Perché l’amministrazione non ha mai voluto assumersi fino in fondo la responsabilità della scelta di non far pagare i terreni alla Boccadarno, rispondendo formalmente alle sollecitazioni della Direzione Patrimonio e al parere dell’Avvocatura Civica? Perché l’amministrazione si mostra indulgente nei confronti di certi soggetti imprenditoriali, mentre interviene in maniera sollecita e intransigente nei confronti, ad esempio, dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia in difficoltà per l’acquisto di parte della Sesta Porta, o delle situazioni di morosità incolpevole nelle case popolari? E infine, il liquidatore della ex Gea anch’essa proprietaria di terreni nell’area del Porto che la Boccadarno non ha ancora acquistato né pagato, ha proceduto alla riscossione di questo credito nei confronti della società comunale in liquidazione?
Solo in un dibattito pubblico e aperto, con un’amministrazione comunale che finalmente si comporti in modo trasparente ed imparziale, possono trovare risposta questi dubbi che pesano sulla vita democratica di Pisa. Da parte nostra resta l’impegno a tenere alta l’attenzione dei cittadini su questi temi e renderli partecipi di ogni ulteriore sviluppo.
Rifondazione Comunista
una città in comune