Problematiche sull’avvio dell’anno scolastico, in particolare a Pisa

Il rientro a scuola, stando alle notizie che trapelano dai giornali sul pronunciamento del CTS, avverrà nelle stesse condizioni dello scorso anno: mascherine e distanziamento. Di nuovo, quest’anno, c’è solo il tentativo di colpevolizzare le docenti e i docenti perché non sono vaccinati al cento per cento.

Distanziamento, in presenza di classi numerose, significa aumento della Didattica a Distanza.

E’ quello che è accaduto nelle scuole l’anno scorso, anche nella nostra città: le aule troppo piccole per garantire il distanziamento sono rimaste vuote mentre nelle aule più grandi così come nelle aule magne, laboratori, sale insegnanti, più classi (o più gruppi di una stessa classe numerosa) ruotavano, alternando lezioni in presenza con le lezioni a distanza.

E a settembre – vista l’assenza, a oggi, di spazi congrui garantiti dagli enti locali – la situazione non potrà che essere peggiore. Infatti il Polo Piagge, concesso in uso ad alcuni istituti dall’Università di Pisa, l’unica istituzione ad avere fornito nell’a.s. 20/21 una risposta all’appello urgente sulle necessità scolastiche, ritorna a uso della riapertura, altrettanto necessaria, dell’Università in presenza.

Dal Governo nazionale e dal Ministero dell’Istruzione non è arrivata nessuna misura per mitigare il disagio, e stupisce che si sia perso tempo prezioso nell’allestimento di un piano estate che ha tutta l’aria di un’operazione di facciata, la cui inconsistenza rispetto ai bisogni reali della scuola, già chiara a chi nella scuola ci lavora, non potrà che emergere in tutta la sua dura realtà. In questo anno scolastico le classi saranno numerose come lo sono da 12 anni, da quel decreto (il DPR 81/09) che, grazie alle classi pollaio, doveva garantire risparmi per tre anni. I risparmi sulla pelle delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi sono quadruplicati ma le classi pollaio continuano ad alimentare la dispersione scolastica che diventa drammatica con la didattica a distanza.

L’aumento del 20% di permanenza di ogni ripetente di una classe pollaio (6 anni anziché 5), moltiplicato per il numero dei ripetenti, e i costi, umani ed economici che questi insuccessi comportano, mostrano la miopia e l’incapacità politica di chi non mette mano, con urgenza, a questi parametri per riportarli in un ambito di efficacia; uno Stato che tiene in queste condizioni la propria scuola pubblica e i suoi giovani cittadini tradisce sistematicamente la Costituzione, e non è degno di dirsi civile.

La macchina dei concorsi, dopo anni di stop, è ripartita in piena pandemia lo scorso ottobre. Gli esiti di questo concorso straordinario e di quello “last minute” relativo alle materie STEM stanno dimostrando che le modalità di espletamento delle prove sono inadeguate. Nonostante gli impegni sottoscritti, da parte del governo non emerge un solido progetto finalizzato alla stabilizzazione del personale con esperienza pluriennale su materia o su sostegno, un massiccio piano di assunzioni che rispetti le esigenze di stabilità e di continuità didattica e ponga definitivamente fine all’abuso di lavoro precario per un dignitoso riconoscimento di consolidate professionalità alle quali è stata e continuerà a essere affidata l’educazione delle nuove generazioni.

Altro punto dolente è il trasporto pubblico: in questo momento non abbiamo idea come sarà organizzato dal prossimo settembre, se si intende potenziarlo come è stato, in parte, fatto, pur solo da gennaio, lo scorso anno oppure se le studentesse e gli studenti dovranno viaggiare in autobus sovraffollati. Certamente la pandemia non ha sollecitato politiche volte a rendere definitivamente efficiente ed affidabile il trasporto pubblico.

Ci chiediamo se ci saranno, a settembre, squadre dedicate a test e contact tracing perché ogni singolo caso porta con sé l’esigenza di tracciare e isolare i contatti: le scuole forse non hanno innescato focolai più di altri luoghi ma ogni singolo caso di infezione interferisce con l’attività didattica di intere classi.

Diritti in comune ha presentato un ordine del giorno al Consiglio comunale di Pisa perché il sindaco e la giunta si facessero portavoce presso il governo del problema scuola e, nel contempo, attrezzassero i locali inutilizzati del Comune per metterli a disposizione delle scuole. La mozione è stata bocciata il 24 giugno scorso.

La passività che si osserva, da tutti i livelli di governo, sarà pagata cara dalle prossime generazioni se non ci sarà, ora, subito, uno scatto d’orgoglio che esalti il bisogno di proteggere e valorizzare questo grande bene comune che è l’istruzione pubblica.

Cobas scuola Pisa, Coordinamento Nazionale Precari Scuola – Pisa, Comitato “Priorità alla scuola” di Pisa e Pontedera, FLC – CGIL Pisa, Gilda degli insegnanti Pisa, Il barone rampante – Associazione per lo Stato di Diritto e la Società laica e plurale, Una città in comune

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