L’associazione “La Limonaia – Scienza Viva”, impegnata nella diffusione della cultura scientifica e tecnologica nella società civile, opera a Pisa dal 1999. Grazie alle sue iniziative, rivolte alle scuole e all’intera popolazione, molti cittadini hanno conosciuto la Limonaia di Palazzo Ruschi, l’edificio storico di proprietà della Provincia che ospita l’associazione omonima, oltre ad associazioni e gruppi studenteschi che si sono aggiunti nel tempo.
Questo luogo un po’ magico è frutto di un raro caso di sinergia tra gli enti locali e le tre istituzioni universitarie cittadine (Università, Normale e Sant’Anna), che hanno scommesso su un modello che oggi appare vincente non solo sul piano culturale, ma anche su quello economico e lavorativo, mostrando come Scienza e cultura a Pisa possano essere un vero motore del rilancio e meritino investimenti. La Limonaia – bilanci alla mano – è un esempio di gestione virtuosa: funziona con poco più di 90.000 euro all’anno (Provincia di Pisa: ca. 45.000; Università, Normale, Sant’Anna e INFN: ca. 7.750 a testa; comuni dell’area pisana: ca. 16.000 in tutto), organizzando decine di eventi, mostre e visite, e – aspetto centrale in tempo di crisi – dando lavoro a due dipendenti con contratto a tempo indeterminato; inoltre, il contributo degli enti è lo stesso sin dalla fondazione, mentre chi ricopre cariche rinuncia a indennità o compensi.
La lista “una città in comune” giudica sbagliata l’ipotesi di una possibile chiusura della Limonaia, a seguito del taglio del contributo annuo della Provincia dal bilancio 2013 in poi. Scienziati e professori universitari hanno promosso subito un appello, cui si sono aggiunte le voci di privati cittadini. E ora come risponderanno i soci istituzionali della Limonaia, in primis il Comune? Eviteranno il paradosso per cui, mentre si ripete di continuo che per uscire dalla crisi bisogna investire in tecnologia e ricerca, si minaccia di colpire proprio chi instilla il fascino della Scienza nei più giovani, possibili ricercatori di domani?
“Una città in comune” lancia l’allarme: già colpito dalla chiusura del Palazzo della Sapienza e della Biblioteca Universitaria, il centro cittadino s’impoverirebbe ulteriormente con la scomparsa della Limonaia, tanto più grave ove si pensi alla sua collocazione strategica, a metà strada tra il Polo universitario di Scienze, Sant’Anna e Normale. Proprio la Limonaia, sin dal 2010, ha presentato al Sindaco Filippeschi e agli altri rappresentanti delle istituzioni cittadine un innovativo piano per la trasformazione di Pisa in Città della Scienza: la proposta, compatibile con le limitate risorse attuali, mira a valorizzare il ricchissimo patrimonio scientifico diffuso a Pisa. Intanto, però, il rischio è che nella città di Fibonacci e Galileo si tradisca proprio il senso della misura, sostituendo tesori esistenti con grandi opere di difficile sostenibilità finanziaria, o peggio con scatole vuote prive di competenze e di una visione del futuro: temiamo che la decisione dell’Amministrazione comunale di puntare tutto sulla Cittadella Galileiana, destinata a nascere nell’area dei Vecchi Macelli, favorisca l’indifferenza verso la Limonaia.
Ripartire dai beni comuni già presenti e rafforzarli con opportuni investimenti è il nostro generale modello di amministrazione della città: se, come pare, la Cittadella Galileiana avrà spazi limitati e potrà ospitare poche attività, la nostra proposta è quella di fare di quest’area vicina alla Torre un punto d’informazione e orientamento verso i tanti luoghi della Scienza disseminati in città. Sarebbe un modo per stimolare un turismo consapevole, che risollevi un importante settore dell’economia oggi in crisi anche a causa di un modello sbagliato, che minaccia di ridurre Pisa a un’Eurodisney a uso e consumo di viaggiatori mordi e fuggi. Per questo, investire sul futuro della Limonaia significa fare una scelta saggia, che valorizza la storia e la cultura della città, mettendone a frutto le risorse, per il bene di tutti.
una città in comune