La giornata di oggi, lunedì 22 marzo, è una giornata importante, per certi versi storica: è stato indetto il primo sciopero nazionale dei dipendenti di Amazon e di tutti i lavoratori e le lavoratrici delle aziende di fornitura in appalto dei servizi di logistica, movimentazione e distribuzione delle merci.
Si tratta della giusta e necessaria risposta di fronte all’arroganza di una multinazionale che fa dello sfruttamento il suo carattere distintivo: Amazon non riconosce i più elementari diritti spremendo i lavoratori e le lavoratrici con ritmi, carichi e turni insostenibili. Inoltre ricorre ad ogni possibile forma di precariato e usa tutte le peggiori forme di appalto e subappalto che la vergognosa legislazione nazionale, prodotta in tutti questi anni dal centrodestra e dal centrosinistra, consente.
Siamo di fronte ad una delle aziende che con la pandemia ha aumentato i propri profitti in maniera smisurata: il proprietario del colosso americano ha aumentato il suo patrimonio di circa 70 miliardi solo nel 2020, diventando così l’uomo più ricco del mondo. Senza dimenticare il fatto che siamo davanti ad una multinazionale, che come altre, sceglie la strada dei paradisi fiscali.
A scioperare in Italia saranno sia i corrieri sia i dipendenti della logistica nei magazzini. Saranno così bloccate non solo Amazon Logistica Italia e Amazon Transport Italia, ma anche tutte le società di servizi che per esse operano a diverso titolo per un totale di 40.000 dipendenti. Di questi meno di 10.000 sono assunti direttamente dall’azienda a tempo indeterminato mentre tutti gli altri sono lavoratori in appalto o somministrati.
Il polo pisano della multinazionale, uno tra i tanti nati come funghi da nord a sud della penisola, è stato accolto dal sindaco con il tappeto rosso, salvo il fatto che pochi mesi dopo lavoratori e lavoratrici hanno incrociato le braccia e picchettato il cancello del magazzino per denunciare le condizioni insopportabili di lavoro.
Condividiamo e facciamo nostre le richieste avanzate dalle organizzazioni sindacali con questo sciopero: riduzione dei carichi e ritmi di lavoro, eliminazione di orari e turni insostenibili, riduzioni dell’orario dei driver, garanzia di continuità occupazionale in caso di cambio di appalto o fornitore, la stabilizzazione dei tempi determinati e dei lavoratori interinali, rispetto delle norme su salute e sicurezza. Riteniamo al contempo che oggi più che mai sia necessaria una forte tassazione sui superprofitti che Amazon come altre aziende stanno realizzando .
In tutto il settore della logistica, come dimostrano le tante lotte di queste mesi, si gioca un parte decisiva sul fronte dei diritti e della dignità del lavoro.
Per queste ragioni il 22 marzo saremo in piazza a Pisa al fianco di chi lotta.
Una città in comune