Stallette, opere e omissioni

TIRRENO PISA Pagina: 1-11

Stallette, opere e omissioni
Pisa, la relazione comunale: tanti errori progettuali

La relazione finale del Comune tra aumento di costi e richieste danni alla ditta Sulla graticola la direzione dei lavori: «Responsabilità di chi doveva controllare»

di Pietro Barghigiani

Errori e omissioni nella progettazione, ma anche pagamenti per stati di avanzamento non sempre completati. Varianti per opere non previste in origine o imprevedibili come la scoperta di una seconda rampa di scale in un fabbricato oggetto del recupero. E, per finire, pure la risoluzione del contratto per gravi inadempienze con la Luigi Rota Costruzioni.
L’ingegner Michele Aiello, responsabile unico del procedimento per il recupero delle ex Stallette, mette in fila nella sua relazione (24 pagine e 17 allegati) origini, discrepanze contabili e vie di uscita possibili per fare ripartire il cantiere.
Di sicuro servono 490mi1a eure. Una cifra ritenuta sufficiente per rimettere in moto le opere e concluderle entro ottobre 2015 in tempo utile per non perdere i contributi regionali. Nella cronistoria su quello che è diventato un caso politico che ha preso anche la strada della Procura, il dirigente non lesina critiche alla direzione dei lavori accusata anche di «aver confuso nella maggior parte degli atti di approvazione importi ben precisi». Eccone alcune: «Aver liquidato con i sette stati di avanzamento dei lavori (poco più del 40 per cento dei lavori eseguiti) ben oltre le quantità massime indicate nel progetto esecutivo, non avendo mai chiesto chiarimenti sulle quantità man canti e non avendo mai contestato per iscritto all’impresa il progetto esecutivo. Tali maggiori pagamenti hanno determinato di per sé una variante in aumento mai approvata».
Ci sono stati, inoltre, «alcuni errori o incomprensioni errati, economie inserite nel progetto definitivo e poi ritrovate anche nel progetto esecutivo e infine liquidate in contabilità – scrive Aiello -. Progetto definitivo e quello esecutivo contenenti errori e omissioni per aver sottostimato le reali quantità oltre per incongruenze palesi tra gli elaborati grafici e computi di stima, soprattutto sugli impianti. Responsabilità di chi ha redatto e validato il progetto definitivo, di chi ha presentato il progetto esecutivo e il progetto-offerta, di chi avrebbe dovuto controllare i progetti delle ditta partecipanti alla gara e il progetto esecutivo dell’aggiudicataria».
La crisi della Rota e il conseguente concordato preventivo non ancora omologato hanno poi influito sullo stop al cantiere. Quando la seconda ditta classificata (un’Ati composta da Arco di Arezzo e Consorzio Imprenditori Edili di Modena) ha svolto con i tecnici una ricognizione nel cantiere i conti hanno iniziato a non tornare.
Si legge nella relazione: «Dopo un’accurata verifica della contabilità dei lavori, confrontando le opere previste dal progetto esecutivo redatto dall’impresa Rota, con quelle eseguite sino ad oggi, verificato altresì i lavori che ancora devono essere ultimati, sono emerse discrepanze tra le misure delle quantità previste nel progetto dell’impresa e le quantità effettivamente necessarie per eseguire i lavori». Infine, altri numeri. Il Comune è creditore della Rota per 589mi1a euro e ha chiesto al commissario giudiziale della ditta danni per 855mila euro. Per cosa? Il grosso è rappresentato da partite provvisorie non ancora annullate sugli stati di avanzamento dei lavori per 83mila euro; difformità tra il progetto esecutivo e lo stato dei luoghi per oltre 380mi1a euro; ritardo nell’esecuzione delle opere per 252mila euro. Palazzo Gambacorti ora lavora perla rinascita del cantiere. Con la relazione Alello, Procura e Corte dei conti hanno già una traccia da cui partire per valutare eventuali profili di responsabilità penale o di danno erariale.

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