A fine agosto l’assessore Paolo Pesciatini ha annunciato per il 1. ottobre uno “straordinario evento con le attesissime Frecce Tricolori, che realizzeranno uno show indimenticabile”.
E tragicamente indimenticabile è stata l’esercitazione che sabato, nei pressi dell’aeroporto di Torino Caselle, ha provocato la morte di una bambina di cinque anni e il grave ferimento con ustioni del fratello e di entrambi i genitori, ricoverati in stato di shock. L’auto della famiglia, tranquillamente in transito sulla via di casa, è stata travolta in pieno dalla carlinga in fiamme di uno degli Aermacchi MB-339, precipitato per ragioni ancora da accertare subito dopo il decollo.
Questo gravissimo incidente, che lascia sgomenti, è solo l’ennesimo di una lunga serie che ha visto protagoniste le Frecce Tricolori. Nel corso della sua storia la pattuglia acrobatica ha perso ben 16 piloti in esibizioni e addestramenti, per non parlare del numero esorbitante di vittime civili. L’incidente più grave ebbe luogo a Ramstein nel 1988, con un gravissimo bilancio di vittime: morirono 67 spettatori e tre piloti, con 346 feriti che in gran parte portano ancora oggi i segni delle ustioni.
Nel corso del 2023, in cui si festeggiano i 100 anni dell’Aeronautica Militare, la “nazionale dell’acrobazia” si sta esibendo ai ritmi frenetici di uno/due spettacoli a settimana, con un abnorme dispendio di risorse economiche: basti pensare che per ogni aereo il costo medio di un’ora di volo è pari a circa 5.000 euro, con un consumo di carburante di circa 14 tonnellate per ogni ora di volo dell’intera pattuglia.
Oltre agli incidenti conclamati si sono verificati innumerevoli casi di incidenti meno gravi, che solo per pura fortuna non hanno provocato vittime. Alla fine di aprile, ad esempio, un uccello entrato nel motore ha costretto uno dei piloti ad un atterraggio di emergenza.
Fino a quando dovremo sopportare di veder crescere l’elenco delle vittime a causa di esibizioni di pura propaganda militare che, dietro la maschera accattivante dello spettacolo acrobatico, cercano di conquistare il favore dell’opinione pubblica per giustificare un costante aumento delle spese militari?
Una città in comune è da sempre contraria a questo tipo di manifestazioni, che riteniamo insostenibili da tutti i punti di vista: economico, politico ed ecologico. Tanto più in un periodo di tagli feroci alla spesa pubblica e in un momento di crisi internazionale e di scenari di guerra in cui il governo italiano è coinvolto direttamente con l’invio di armi.
Per questi motivi, e in segno di lutto e di rispetto per le vittime di Torino, chiediamo che venga annullata l’esibizione prevista per il primo ottobre.
Una città in comune